La Chiesa di Santa Sofia a Benevento, inserita nel 2011 dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale , fa parte del sito seriale, di 7 luoghi, denominato “Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)“, che abbraccia tutta l’Italia, partendo dal Friuli arriva alla Puglia, passando per Lombardia ed Umbria.
La Chiesa di Santa Sofia a Benevento fu fatta erigere nell’VIII secolo d.c. dal duca longobardo Arechi II. salito altrono nel 758, il quale avviò un progetto di mecenatismo, con la costruzione di prestigiosi e solenni monumenti, come specchio delle sue ambizioni.
Sin dalla fondazione, la chiesa viene concepita quale santuario non solo del ducato longobardo, ma anche e soprattutto dell’intero organismo sociale e territoriale posto sotto suo dominio.
Caratteristiche principali della Chiesa di Santa Sofia
Pur essendo un edificio di dimensioni modeste, con circa 24 metri di diametro, è caratterizzato dalla particolare forma della sua pianta, che rendeva e rende la Chiesa di Santa Sofia quasi unica nel suo genere.
Al suo interno, infatti, una volta entrati, si notano immediatamente le geometrie e le prospettive che ne definiscono gli spazi interni, con di antiche colonne, di epoca romana e tracce di antichi affreschi; non da meno la bellezza ed il fascino del chiostro retrostante la chiesa, che con le sue colonne di marmo, alabastro e granito e i 47 pulvini che le caratterizzino, offrendo un interessantissimo insieme di immagini sia reali che fantastiche, mitologiche e religiose.
Restaurata di recente e splendidamente conservata, rappresenta uno dei più begli esempi di architettura del primo medioevo
Perchè visitare Benevento?
Il consiglio è di venire a Benevento per un’escursione giornaliera: oltre ad ospitare un monumento Patrimonio UNESCO, Benevento è una città dalla storia millenaria, ricca di importantissimi lasciti storici e culturali.
Dal meraviglioso Arco di Traiano, eretto in onore dell’omonimo imperatore romano, al Teatro Romano del I secolo d.c., passando per la Cattedrale, le vestigia e le mura longobarde, le tracce dei Sanniti e tanto altro ancora; per finire agli “innesti” di arte contemporanea presenti in città, primo fra tutti l’Hortus Conclusus di Mimmo Paladino