La cucina italiana è candidata ufficialmente a Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO per il 2023. La candidatura è stata lanciata e promossa dal Governo: già lo scorso 23 Marzo, infatti, il Ministero dei Beni Culturali e il Ministero delle Politiche Agricole avevano annunciato congiuntamente di aver presentato la candidatura “Cucina italiana: sostenibilità e diversità bioculturale” come elemento del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.
Dalla pasta fatta in casa secondo antiche ricette di famiglia alla pizza cotta a legna in ristoranti vecchi di generazioni, è facile capire perché la cucina italiana è apprezzata universalmente e così amata!
Il lungo percorso della candidatura a Patrimonio UNESCO
Diverse riviste di cucina, in testa “La Cucina Italiana” – fondata nel 1929 ed il più illustre e longevo mensile di cucina in Italia e nel mondo hanno poggiato pienamente questo ambizioso progetto sostenendone la candidatura che mira a celebrare l’eccezionale varietà della cucina nazionale ed a promuovere il valore universale della cultura gastronomica italiana.
Il percorso è iniziato nel Luglio 2020, quando la rivista – guidata dal direttore Maddalena Fossati – si è avvalsa della collaborazione di rinomati chef ed imprenditori come ambasciatori per promuovere il valore universale della cultura gastronomica italiana. Un’iniziativa clamorosa che mira a contribuire alla valorizzazione della cucina come patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.
Massimo Bottura, Davide Oldani, Antonia Klugmann, Carlo Cracco, Niko Romito, Antonino Cannavacciuolo sono solo alcuni dei personaggi che, negli ultimi anni, hanno poggiato l’idea proposta dalla redazione dello storico mensile di cucina.
La candidatura è stata sostenuta culturalmente anche da un comitato scientifico, composto da alcuni dei nomi più significativi della cultura italiana, tra cui il presidente Massimo Montanari, docente di Storia dell’Alimentazione all’Università di Bologna; Laila Tentoni, presidente della Fondazione Casa Artusi (centro culturale della cucina italiana) e il professor Paolo Petroni, presidente dell’Accademia Italiana della Cucina.
“Sono profondamente commossa da questa notizia, perché mi sono battuta a lungo per questo risultato, perché credo nella nostra identità e in questo complicato ma meraviglioso Paese che è l’Italia. È il momento di cercare di riaffermare con determinazione l’importanza del nostro stile di vita culinario, amato e imitato in tutto il pianeta“, ha commentato Maddalena Fossati, direttore de La Cucina Italiana.
Da aggiungere che non è la prima volta che il cibo italiano finisce nel mirino dell’UNESCO: nel 2017, infatti, l’arte del pizzaiolo napoletano è stata inserita nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.
Il logo ufficiale che accompagna la candidatura della cucina italiana
Solo pochi giorni fa è stato svelato il logo che accompagna la candidatura: una mano che tiene in mano una grande padella dalla quale escono a forma di fumo alcune delle eccellenze della cucina italiana, come il vino, l’olio d’oliva, la pasta, la pizza, insieme ai volti celebri di Dante, Leonardo e Verdi ed a monumenti universalmente conosciuti come il Colosseo, La Torre di Pisa, la Mole Antonelliana e il Ponte di Rialto.
Un logo che racchiude l’inscindibile connubio di arte, cultura e gastronomia, in una unione che solo l’Italia può vantarsi di possedere. Il logo, non a caso, è stato presentato proprio a Pompei, nell’Anfiteatro della zona archeologica, un sito fra i più visitati al mondo che rappresenta il luogo ideale per simboleggiare questo connubio. A enfatizzare il matrimonio fra arte, cultura ed eccellenze enogastronomiche italiane è stato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: “Questa sera mettiamo un ulteriore mattone in un processo che vuole portare la cucina italiana, che è una eccellenza globale, ad avere il riconoscimento internazionale. Lo facciamo da Pompei, perché sono convinto del valore del sistema nazione: la nozione di bellezza riferita all’Italia non lo è soltanto per il patrimonio culturale, artistico e archeologico che possiamo vantare ma è riferito a tutte le nostre realtà e attività, di cui la filiera enogastronomica è parte rilevante nonché universalmente riconosciuta, anch’essa occasione per il nostro sviluppo socio economico”.
Sulla stessa riga il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “la cucina italiana mette insieme storia, cultura, qualità, tradizioni, ed è un volano per far crescere la nostra economia e la nostra nazione. In tal senso, l’azione sinergica di tutto il governo Meloni cerca di utilizzare e valorizzare le potenzialità di ciascun ministero per far crescere ogni elemento della nostra Italia”. “L’Italia non è e non vuole essere una superpotenza militare, non può essere una superpotenza economica, ma è senza dubbio la superpotenza della qualità, e la cucina ne è un elemento importante, nella sua grande diversità ed eccellenza”. Per il ministro, “va sanato l’errore commesso in passato, al punto che la cucina francese e quella messicana, la coreana e la giapponese, hanno un riconoscimento dall’Unesco che l’Italia ancora non ha: ma siamo convinti che dal 2025 potrà vantare questo titolo, come è giusto che sia, anche per la crescita delle nostre imprese e dell’intero settore agroalimentare”.
Cucina italiana, un modo di essere, uno stile di vita
Questo traguardo mette in luce lo stretto legame tra cultura e cibo, i quali oggi vengono percepiti dalla comunità globale non solo come prodotti, ma anche come fenomeno culturale ed identità di stile di vita… un modo di essere, se vogliamo.
Alla base della cucina italiana c’è infatti un insieme di pratiche sociali, rituali e gesti. Un mosaico di tradizioni che riflette la biodiversità culturale dell’Italia e che viene universalmente riconosciuto al nostro Paese.
Come ben specificato nel dossier di candidatura, il quale sottolinea l’impatto che la cucina ha avuto nel plasmare la diversità bio-culturale del Paese. Il dossier definisce la cucina italiana come un “insieme di pratiche sociali, riti e gesti basati sui molteplici saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano”.
Il Ministero degli Esteri italiano ha già inviato il dossier all’UNESCO e inizierà il processo di valutazione che dovrebbe concludersi entro dicembre 2025. Fino ad allora continueremo a tifare per la cucina nostrana sostenendone con convinzione la candidatura!